Gli articoli dedicati alla storia dell’Europa che abbiamo intitolato “Il suicidio europeo”, nascono principalmente da una domanda:
come è stato possibile che l’Europa, all’apice della sua posizione di predominio nel mondo in campo politico, economico, culturale e civile, abbia perduto rapidamente questa egemonia in favore delle due potenze guida, USA e URSS?
La risposta sembrava semplice e quasi scontata: a causa della prima guerra mondiale. Ma come frequentemente accade , ad una risposta si poneva un’altra domanda, quali erano state le cause di questo conflitto?
La ricerca di queste cause in un percorso a ritroso ci portava alla fondazione del secondo Reich nel 1870, conseguente ad alcune guerre prussiane che riunificarono i popoli germanici a spese della Francia e dell’Austria Ungheria, e da qui siamo partiti, credendo che sarebbe stata sufficiente un’analisi storica cronologica.
La politica imperialista (età dell’imperialismo) delle potenze europee, o come si soleva dire nella Germania, la Weltpolitik, è un tema centrale, ma fondamentale è la storia interna dell’Europa stessa, con tutte le sue vicende e i suoi conflitti, tanto più che la politica imperialista delle grandi potenze europee dell’epoca si spiega in buona parte in base alla loro situazione interna.
Il crescente processo di industrializzazione delle economie europee mutò radicalmente le condizioni politiche e sociali, e furono le differenze nel grado di sviluppo delle singole economie a determinare differenze politiche fondamentali.
Negli anni compresi tra il 1885 ed il 1914 l’Europa aveva raggiunto l’apice della sua posizione di predominio, la corsa imperialistica dei grandi popoli europei alla conquista degli ultimi territori ancora “liberi” coincideva con lo straordinario espandersi dell’influenza europea nel mondo.
Nelle capitali dell’Europa , che comprendevano la Russia Zarista, venivano prese decisioni politiche di portata mondiale, mentre gli Stati Uniti si tenevano ancora in disparte. Anche sul piano economico il predominio dell’Europa era indiscusso prima del 1914, benché gli Stati Uniti fossero sul punto di prendere il sopravvento. La prima guerra mondiale condusse rapidamente al crollo dell’egemonia europea nel mondo ed ebbe per conseguenza l’ascesa delle due grandi potenze-guida, gli Usa e l’URSS.
La contesa drammatica dei due blocchi ai quali si unì man mano la grande maggioranza di tutti i popoli europei, produsse, come conseguenza, inevitabili mutamenti anche nelle strutture costituzionali e sociali dei singoli stati europei. Gli sforzi immensi verso la mobilitazione di tutte le forze nazionali disponibili e l’aumento della produzione bellica su larga scala, insieme con gli effetti immediati della guerra, accelerarono precipitosamente le grandi evoluzioni sociali già avviate, in particolar modo il processo di democratizzazione. Inoltre misero in movimento forze rivoluzionarie che, infine, condussero alla ristrutturazione dell’intera Europa.
La Germania di Bismarck (1862-1890) e nascita dell’imperialismo tedesco.
In Prussia il re Guglielmo I chiama alla presidenza del consiglio, nel 1862, il nobile Otto von Bismarck che si propone di fare della Prussia una grande potenza che imponesse la propria egemonia su tutto il mondo germanico.
Le guerre di Bismarck
Per realizzare l’unificazione delle popolazioni germaniche, con l’egemonia della Prussia, era inevitabile la guerra contro l’Austria. Inizialmente si alleò con questa per attaccare la Danimarca che comprendeva allora alcuni ducati tedeschi. La Danimarca si arrese, i territori passarono all’amministrazione austro-prussiana (1864), ma la Prussia generò la tensione necessaria, proprio nella gestione di questi territori, a produrre una guerra contro l’Austria. Si assicurò prima di stipulare alcuni accordi con la Francia di Napoleone III, e con l’Italia che avrebbe tenuto occupato a sud l’esercito austriaco.
Nel giugno 1866 Bismark iniziò le ostilità con l’Austria che venne sconfitta a luglio nella battaglia decisiva di Sadowa. La pace di Praga stabilì che la Prussia si annetteva la Slesia, l’Hannover, il Nassau, l’Assia e Francoforte, costituendo una Confederazione della Germania del Nord sotto la guida della Prussia.
Da questo momento l’Austria, non avendo più voce in capitolo in Germania rivolse la sua attenzione politica verso i Balcani.
La Francia e la crisi del II Impero
La potenza ed il prestigio di Napoleone III (1848-1870) vennero meno nei confronti dei nazionalisti e dei cattolici francesi, i primi scontenti dell’appoggio dato al Piemonte sabaudo che metteva in forse la possibile egemonia francese sul mediterraneo, i secondi scontenti della diminuzione del potere temporale del pontefice. Inoltre anche la borghesia industriale gli rimproverava la politica economica libero-scambista avviata con il trattato commerciale con l’Inghilterra.
Per riguadagnare prestigio, Napoleone , tentò l’impresa messicana nel 1863 con la speranza di poter imporre di nuovo la propria egemonia sulle Americhe, che fallì miseramente.
L’opposizione si fece quindi sempre più forte e nel 1870 diede un carattere parlamentare all’Impero, facendosi sempre più concreta la possibilità della caduta dell’Impero e la creazione di una nuova Repubblica.
La guerra Franco-Prussiana e il crollo dell’Impero
Nel luglio 1870 scoppiava il conflitto franco-prussiano. La causa apparente fu la successione spagnola, in realtà lo scontro fu la conseguenza della politica di potenza del Bismarck.
Le vittorie prussiane furono fulminee, il I settembre a Sedan l’esercito francese capitolò e lo stesso Napoleone venne fatto prigioniero.
A Parigi venne proclamata la (III) Repubblica, la guerra prosegì, e Parigi capitolò solo nel gennaio 1871. A febbraio vengono stipulati i preliminari di Versailles e nel maggio viene sottoscritta la pace di Francoforte, con l’annessione della Alsazia-Lorena alla Germania ed una elevata indennità.
Nel frattempo il Re di Prussia viene proclamato imperatore della Germania e a Parigi si ha una insurrezione nazionale-proletaria che porta alla formazione della Comune di Parigi.
Si conclude così il Secondo Impero, con la nascita di due nuove potenze in Europa, la Germania e l’Italia che bloccano le tradizionali vie di espansione della Francia.
Organizzazione interna dello stato germanico.
Una volta raggiunta l’indipendenza dall’estero Bismarck adotta un programma reazionario che subordina le forze politiche alle esigenze dello stato e del primato dell’Imperatore.
Il sentimento patriottico rappresentato dai liberal-nazionalisti viene strumentalizzato negli anni ’73-75 con il kulturkampf o “lotta per la civiltà”. Il rischio dell’ingerenza della chiesa viene allontanato prendendo gravi provvedimenti quali lo scioglimento del Ministero dei culti, l’espulsione dei Gesuiti e la limitazione dell’insegnamento religioso nelle scuole.
Ma il rischio rappresentato dal Partito Socialista lo spinge a cercare l’alleanza con i cattolici, di fronte ad un aumentato potere del proletariato, scontentando però i liberal-nazionalisti che vedevano nell’alleanza Stato-chiesa il rinnegamento della civiltà tedesca, per la quale erano sempre pronti a battersi.
Politica estera: equilibrio europeo.
Il trentennio Bismarckiano (1862-90) segna il predominio della Germania sul continente europeo, attraverso una politica di equilibrio in qualità di ago della bilancia tra Russia e Austria ad Oriente, Francia e Inghilterra a Occidente, Italia a Sud.
Attraverso il patto dei tre imperatori (tedesco, russo, austriaco) credette di poter risolvere le mire espansionistiche nei Balcani, ma, nel 1876 Bulgari, Serbi e Montenegrini insorsero contro la Turchia, l’insurrezione fu domata ma la Russia, intervenendo contro la Turchia arrivò sino a Costantinopoli. La Russia volle costituire nei Balcani uno stato bulgaro, che per quanto vassallo della Turchia sarebbe stato retto da un principe designato dalla Russia. Questo provocò una tensione fra Russia ed Austria che poteva sfociare in un conflitto. Intervenne quindi Bismarck che convocò il Congresso di Berlino (1878) con il quale la Russia vide ridimensionati i risultati della pace di Santo Stefano, le fu assegnata la provincia di Bessarabia, ma lo stato bulgaro venne ridimensionato. L’Austria ebbe il protettorato della Bosnia-Erzegovina diventando di fatto una potenza balcanica. Serbia, Romania e Montenegro divennero indipendenti, la Turchia recuperò la Macedonia. L’Inghilterra ebbe l’isola di Cipro.
Dopo Berlino le tensioni fra Austria e Russia non diminuirono e Bismarck riuscì a destreggiarsi abilmente tra le due potenze con successive modifiche e capovolgimenti dei rapporti di alleanza.
Temendo l’espansionismo francese e lo spirito di revanche, favorì l’espansione coloniale della Francia nella speranza che si creasse una certa tensione fra questa e l’Inghilterra che aveva gli stessi obiettivi.
L’Italia, isolata, ebbe tensioni con la Francia in seguito all’occupazione da parte francese della Tunisia dove erano insediati molti coloni italiani. Bismarck approfittò di questa situazione per trarre l’Italia all’interno della propria orbita politica stipulando la Triplice Alleanza (1882 Italia-Germania-Austria).
Imperialismo tedesco:
Bismark aveva sostenuto una politica di equilibrio europeo, ma essa, secondo Guglielmo II, si era risolta in un indebolimento della Germania. Mentre cioè Francia e Inghilterra si erano affermate sul piano internazionale, grazie anche ad un’attiva politica coloniale, la Germania aveva finito con l’essere relegata ad un rango politico non degno della sua grandezza, agli occhi del Kaiser. Era perciò necessario mutare politica al più presto. Caduto Bismarck(1890) venne varato il Neu Kurs (Nuovo Corso).
Venne creato subito un solido blocco germanico attraverso un impegno senza riserve a favore dell’Austria. Non venne ratificato il Trattato di Controassicurazione con la Russia stipulato in precedenza per frenare l’espansionismo austriaco nei Balcani, mentre la Triplice Alleanza svuotata dell’iniziale carattere difensivo fu lasciata di fatto cadere.
In politica estera venne adottata una nuova politica economica, si incoraggiarono le esportazioni con la conquista dei mercati esteri attraverso la vendita sottocosto delle merci in aperta concorrenza con l’Inghilterra.
Venne altresì creata una grande flotta navale anche questa in concorrenza con gli inglesi.
La nuova politica francese e inglese:
La minaccia rappresentata dalla Germania in seguito ai nuovi livelli produttivi, e dalla creazione di una nuova flotta finirono per creare attriti con l’Inghilterra che corse ai ripari operando un riavvicinamento con la Francia, la quale, dal canto suo, viste le inquietanti iniziative tedesche, avviò una politica di buon vicinato che portò nel 1904 alla “Cordiale Intesa”.
Già nel 1893 però si era premunita contro il pericolo tedesco stipulando con la Russia la Duplice Intesa, che aveva contenuto esclusivamente antiaustriaco e, nello stesso tempo, aveva operato un sensibile avvicinamento all’Italia.
Le crisi marocchine:
Nel 1905 la Francia decise di occupare la parte del Marocco che si era riservata, ma venne preceduta da Guglielmo II che mandò truppe a Tangeri proclamandosi difensore dell’integrità territoriale marocchina. Nella conferenza di Algesiras (1906) la Germania ottenne che in futuro non ci sarebbero stati in Africa interventi unilaterali delle potenze europee.
Nel 1911 la Francia intervenne a Fez per sedare gravi disordini, violando tuttavia le clausole di Algesiras. La Germania protestò, chiese eventuali compensi coloniali, e a scopo dimostrativo mandò un incrociatore davanti al porto di Agadir. Alla Germania fu poi riconosciuta una parte del Congo. I due episodi, per se stessi di scarso rilievo, rivelarono tuttavia nell’iniziativa tedesca una determinazione e una risolutezza destinate a rendere sempre più agitate e tese le relazioni internazionali.
La crisi Balcanica:
L’impero ottomano continuamente travagliato da lotte intestine, vide nel 1908 l’insurrezione dei Giovani Turchi, che formavano il nerbo del partito nazionalista e che da anni conducevano un’attiva propaganda per la rigenerazione del fragile colosso ottomano. Ne approfittarono gli stati balcanici per strappare alla Turchia lembi del suo territorio. L’Austria allora, autorizzata dall’imperatore tedesco ad agire unilateralmente, si annesse definitivamente la Bosnia-Erzegovina (1908) che aveva avuto come protettorato dal Congresso di Berlino. Ma l’iniziativa austriaca provocò l’esasperazione del nazionalismo serbo e lasciò una situazione estremamente agitata, con cui si intrecciava il gioco delle influenze delle Grandi Potenze, soprattutto della Russia da una parte e dell’Austria dall’altra. In particolare il nazionalismo serbo, esasperato dalle minacce di intervento austriaco, reagì con atti terroristici culminati nell’assassinio a Serajevo (Bosnia) dell’arciduca d’Austria Francesco Ferdinando (28 giugno 1914).
Gli sviluppi di tutto questo saranno l’argomento del prossimo articolo, PARTE 2.
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