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LA BATTAGLIA PER L’ISOLA DI SAIPAN

Lo sbarco americano sulla spiaggia di Saipan

 

L’isola di Saipan fa parte dell’arcipelago delle Marianne, dove si trova la famosa “fossa delle Marianne” la depressione oceanica più profonda del mondo. Da possedimento tedesco, con la pace di Versailles che concluse la prima guerra mondiale, divenne un territorio mandatario che la Società delle Nazioni affidò al Giappone. Il Giappone nel 1919 era una delle potenze vincitrici della prima guerra mondale. Ben presto il Giappone iniziò la colonizzazione dell’isola che divenne parte integrante del territorio nipponico, nel quale iniziarono a trasferirsi decine di migliaia di civili oltre a una nutrita guarnigione militare.

Durante la seconda guerra mondiale, la presenza militare giapponese fu notevolmente rafforzata, vista la posizione strategica dell’arcipelago sia in chiave offensiva (nei primi anni di guerra) che in fase difensiva (a partire dal 1944).

Truppe corazzate giapponesi

 

Con l’avanzata dell’esercito americano nel pacifico, iniziata con la vittoria nella battaglia navale delle Midway nel giugno del 1942, l’alto comando statunitense individuò in questo arcipelago, una testa di ponte utile per i nuovi bombardieri per grandi distanze: i famosi  B17-Fortress e i B29-SuperFortress, che da qui potevano coprire la distanza per effettuare i pesanti bombardamenti sul Giappone.

Le tre maggiori isole dell’arcipelago, Guam, Saipan e Tinian, furono tutte teatro di tre sanguinosissime battaglie che videro migliaia di morti.

Noi ci occuperemo della battaglia di Saipan.

 

                                                     Avanzata dei marines americani

 

 

Esercito giapponese:

Soldati: circa 30.000 uomini.

Carri armati: 48.

Civili: circa 22.000.

 

Esercito americano:

Soldati: circa 70.000 uomini.

Carri armati: circa 50 Sherman M4.

 

Perdite giapponesi:

29.000 soldati e 20.000 civili.

Perdite americane:

circa 5.000 marines.

                                            Cartina dell'isola di Saipan

 

Lo sbarco

La battaglia per la conquista di Saipan iniziò il 15 giugno 1944 (pochi giorni dopo lo sbarco in Normandia). Fu una battaglia terribile combattuta, in molti momenti corpo a corpo, tra i marines americani e le truppe imperiali giapponesi, decise a morire fino all’ultimo uomo pur di non arrendersi.

Lo sbarco avvenne sulla costa occidentale dell’isola tramite quasi trecento mezzi da sbarco. Fu fin dall’inizio una battaglia terribile: sotto un pesantissimo fuoco di sbarramento i marines che erano riusciti a toccare terra avanzarono molto faticosamente, nonostante l’incessante fuoco dell’artiglieria navale che colpiva senza sosta le difese giapponesi.

 

                                                     Truppe americane sulla spiaggia

 

Iniziarono fin da subito gli scontri corpo a corpo: i giapponesi avevano l’ordine di non arretrare e di non arrendersi… Per superare le difese nipponiche i marines dovevano uccidere, necessariamente, tutti i difensori. Così accadde: alla fine degli scontri di 30.000 soldati giapponesi 29.000 furono uccisi nei combattimenti.

Il 17 giugno, due giorni dopo lo sbarco, si verificò lo scontro tra carri armati più imponente di tutta la guerra del pacifico: una trentina di carri armati giapponesi modello 95 e 97 (di molto inferiori a quelli americani) si scontrarono contro una trentina di M4 Sherman e moltissimi pezzi di artiglieria. Fu uno scontro durissimo che vide nessun un superstite giapponese. L’avanzata americana poteva continuare.

                                            Carro giapponese distrutto nei duri combattimenti

 

I marines americani continuavano ad avanzare, tra i durissimi scontri, spesso nei combattimenti venivano usati i lanciafiamme per stanare i soldati giapponesi trincerati in buche e rifugi improvvisati ma ben nascosi. In molti casi i combattimenti corpo a corpo, finite le munizioni, terminavano con le baionette.
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Il 7 luglio, avvenne il primo assalto suicida giapponese: oltre 4.300 soldati al grido “Banzai” mossero alla carica contro le avanzanti truppe americane: fu uno scontro impari, tutti i giapponesi rimasero uccisi dal fuoco dell’artiglieria, delle mitragliatrici e dei fucilieri americani. Fu il primo di numerosi e disperati contrattacchi giapponesi. Molti americani rimasero traumatizzati da questo incomprensibile fanatismo suicida.

Una breve pausa nei combattimenti

 

Il 9 luglio gli americani avevano il controllo dell’isola: ma i combattimenti non erano completamente finiti. Sacche di soldati giapponesi continuavano, accanitamente, a non arrendersi, furono stanati uno a uno con gravi perdite tra i marines.

Ma l’epilogo, forse, più terribile di questa battaglia fu il suicidio di massa di oltre 7.000 civili che convinti dai comandanti militari, pur di non cadere prigionieri si gettarono dalla scogliera a nord dell’isola, chiamata poi la “scogliera del suicidio”.

 

                                            
Civili giapponesi si buttano da una scogliera di Saipan

 

Dopo tre terribili settimane di cruenti combattimenti, gli americani avevano il controllo di questa strategica isola. I genieri iniziarono subito ad ingrandire l’aeroporto esistente per renderlo adatto ad ospitare i bombardieri B17 e B29. Da questo momenti in avanti l’arcipelago giapponese fu investito da una serie terrificanti bombardamenti diurni e notturni. Ma la guerra sarebbe durata ancora per più di un anno.

Lo strategico aereoporto di Saipan

 

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