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LA CAMPAGNA MILITARE DI GALLIPOLI

 

Fanti inglesi in trincea


L’operazione di sbarco di Gallipoli verrà ricordata come il più grande insuccesso di un operazione da sbarco nella storia militare. L’unica fase ben condotta, di tutta la campagna militare della penisola di Gallipoli, fu la brillante azione di evacuazione delle truppe alla fine delle operazioni militari. Questa ricorda e anticipa quella altrettanto eroica e ben condotta a Dunkerque nel 1940.
La decisone anglo-francese di aprire un nuovo fronte contro le forze delle potenze centrali, fu elaborato per due motivi principali: uno militare e uno politico.
Dal punto di vista militare, era ormai chiaro agli alti comandi dell’Intesa che il fronte occidentale non permetteva più una guerra di movimento, neanche a fronte di enormi sacrifici in termini umani e di materiali: la guerra di trincea aveva prevalso e una vittoria decisiva non era più realizzabile.
Dal punto di vista politico, con l’entrata in guerra dell’Impero Ottomano a fianco degli imperi centrali, si voleva dare un segno di forza militare per convincere gli stati, ancora neutrali: Italia, Grecia, Romania e Bulgaria, a scendere in campo a favore dell’Intesa. Ma già la premessa politica dell’operazione mise in evidenza tutte le rivalità e gelosie degli alleati: anziché cercare il sostegno russo per un’operazione militare congiunta contro i turchi, gli anglo-francesi decisero di andare avanti da soli, temendo che un intervento russo avrebbe concesso, a fine guerra, quanto stavano cercando da quasi due secoli: il controllo dello stretto dei Dardanelli e quindi il libero accesso al mar Mediterraneo per la loro flotta del mar Nero.


Ufficiali tedeschi al fronte

 

La battaglia di Gallipoli si protrasse, nelle sue varie fasi, da febbraio 1915 ai primi di gennaio 1916, fu l’apoteosi di errori strategici, indecisione politica (che fu la causa principale della sconfitta), e scarso coordinamento tra il comando navale e quello dell’esercito.


Bombardamento navale inglese

 

LE FASI INIZIALI

La prima fase dell’attacco anglo-francese nell’area dello stretto dei Dardanelli iniziò il 19 febbraio 1915. Fu un attacco navale contro i forti turchi nella parte europea e asiatica dello stretto. Fu un attacco che ottenne ottimi risultati operativi ma, come successe troppe volte in seguito, a questi primi positivi successi non seguì uno sbarco terrestre che poteva risultare decisivo per le sorti di questa campagna militare. La motivazione principale fu di natura politica: questo teatro non era considerato prioritario e non si volevano rischiare troppe vite umane per un’operazione militare considerata molto incerta. Così la sorpresa iniziale svanì completamente e i turchi ebbero tutto il tempo per riorganizzarsi e far confluire numerose truppe di rinforzo sotto il comando di ufficiali tedeschi. Così il proseguo disordinato e privo di obiettivi precisi di questa campagna militare, costò la vita a oltre 50.000 soldati!!


Un forte turco dopo il bombardamento inglese

 

Dopo questo primo scontro navale di febbraio, ci fu un secondo attacco, il 18 marzo, orchestrato dalla marina britannica e francese, ben tredici corazzate (di vecchio tipo) e numerose altre navi d’appoggio furono utilizzate per l’incursione. Questa volta ci fu una risposta da parte turca: con una azione di minamento molto astuta, i turchi riuscirono ad affondare tre corazzate (la francese Bouvet e le britanniche Irresistible e Ocean) oltre che un incrociatore e alcune navi d’appoggio. L’alto comando navale decise di fermare immediatamente l’attacco, sovrastimando la forza turca, e rinviando conseguentemente l’attacco terrestre. Ormai tutta l’operazione era già abbondantemente compromessa.


Affondamento di una corazzata inglese

 

SCHIERAMENTI E PERDITE

Forze turche: 350.000 uomini complessivi compresi alcune migliaia di ufficiali tedeschi durante le vasi della compagna militare.
Forze anglo-francesi (tra cui truppe irlandesi, australiane, indiane e neo zelandesi): 560.000 uomini circa tra truppe di terra e navali.
Perdite turche: circa 60.000 morti.
Perdite angolo-francesi: circa 56.000 morti.
I feriti furono oltre 100.000 per ogni schieramento, i malati per dissenteria, tifo furono oltre 140.000 per gli anglo-francesi e decine di migliaia tra i turchi.
Armi leggere inglesi: Vedi link a CO-EX cliccando QUI

 

Artiglieria inglese presso la baia di Helles

 


LO SBARCO

 

Il mese che trascorse tra l’ultima incursione della marina (18 marzo) e l’inizio dell’attacco terrestre, 25 aprile 1915, fu sufficiente per le forze armate turche, passate ora sotto il comando tedesco, di organizzarsi per un prevedibile attacco alleato. I turchi sotto la guida del generale Liman Von Sanders, spostarono nella penisola una nuova divisione di fanteria e numerosi pezzi di artiglieria. Inoltre ripararono molti forti rimasti danneggiati durante le incursioni navali e si trincerarono su posizioni collinose estremamente favorevoli ad assorbire un massiccio sbarco. Anche se il generale tedesco non capì il luogo prescelto dello sbarco – pensava al punto più stretto della penisola e non alla punta meridionale – la sua organizzazione delle difese fu ben orchestrata e estremamente flessibile.


Le prime fasi dello sbarco

 

Il corpo di spedizione iniziale, comprendeva 5 divisioni di fanteria per un totale di 75.000 uomini. Esso era del tutto insufficiente contro l’esercito turco, che ormai, poteva contare su un numero effettivo di circa 85.000 soldati posti a difesa della penisola e dello stretto.
Il comandante delle operazioni, generale Hamilton, decise di effettuare due sbarchi distinti in due punti diversi della parte meridionale della penisola: uno affidato alle truppe australiane e neo zelandesi, note con l’acronimo ANZAC (Australian and New Zealand Army Corps) e l’altro affidato alle più addestrate truppe inglesi. Per le truppe australiane e neo zelandesi si trattò di un battesimo del fuoco: fino ad allora non avevano mai preso parte ad uno scontro armato.
Lo sbarco dell’ANZAC fu “tecnicamente” un successo, ma il disordine e la mancanza di ordini chiari tra i comandanti e l’alto comando fece svanire l’effetto sorpresa iniziale, cosi per quasi 36 ore dopo lo sbarco le truppe avanzarono per pochi chilometri e permisero ai turchi di schierarsi su posizioni molto favorevoli per iniziare una efficace controffensiva. Ormai l’ennesima occasione era stata sprecata.


Truppe inglesi in un "mezzo da sbarco"

 

Meno fortunati furono gli inglesi sbarcati a capo Helles: qui i turchi fecero sbarcare i fucilieri inglesi e una volta sulla spiaggia li investirono con il fuoco dell’artiglieria e delle mitragliatrici. Fu una giornata drammatica ma il coraggio e l’abnegazione dei fanti riuscì a neutralizzare il contrattacco turco. Un contemporaneo sbarco più a nord in pratica non incontrò resistenza ma anziché muoversi velocemente per guadagnare terreno per consolidare le posizioni, rimase immobile sulla spiaggia per numerose ora: gli ufficiali non ricevendo chiari istruzioni dall’alto comando non diedero ordini!!! Le truppe, infine, furono reimbarcate! Il caos regnava sovrano…
Questo stato di cose si protrasse fino al giorno 28 aprile, gli inglesi non avanzavano aspettando il rinforzo della divisione francese, e i turchi ripiegavano per rinforzare le trincee che iniziavano a costruire attorno alle zone dello sbarco.
Dopo ben tre giorni di scontri ad intermittenza e bassa intensità, gli inglesi presero l’iniziativa: iniziarono degli assalti di fanteria contro le ormai ben difese posizioni turche. Per oltre un mese di ripeterono, inutili e sanguinosi, assalti contro le trincee turche. Ormai si stava ripetendo la guerra di posizione già sperimentata sul fronte francese, anche i risultati furono i medesimi: una carneficina priva di valenza strategica per le sorti della compagna militare.


Soldati inglesi all'assalto

 

ASSALTI E GUERRA DI POSIZIONE

Truppe turche in trincea

 

Questi primi assalti cessarono verso la fine di maggio per mancanza di munizioni e per lo sfinimento delle truppe che necessitavano di rinforzi per sopperire alle migliaia di morti e feriti.
Le operazioni ripresero vigore in estate sotto una calura insopportabile e in condizione igieniche terribili: più della difesa turca riuscirono a fare il tifo, il colera e la dissenteria. Ormai il corpo di spedizione era stremato. Si tentò un nuovo sfondamento in autunno. Anche in questo caso non bastò l’eroismo dei soldati, ogni sforzo profuso si rivelò inutile, i turchi resistevano bene. Tra di essi si mise in mostra un giovane ufficiale che divenne in seguito il padre della Turchia uscita sconfitta dalla prima guerra mondiale: Mustafà Kemal successivamente noto come Kemal Ataturk.


Kemal Ataturk

 

EVACUAZIONE

L’alto comando alleato e il gabinetto di guerra, con l’approssimarsi dell’inverno del 1915 si rese conto che gli sforzi fino ad ora profusi per il controllo dello stretto dei Dardanelli e per una eventuale presa di Costantinopoli erano stati inutili. Si decise così un’ardita operazione di evacuazione delle truppe – l’unica operazione ben riuscita dell’intera campagna – che fu resa operativa a partire da dicembre.


L'evacuazione delle truppe britanniche

 

Le truppe cominciarono il reimbarco dalle baie Anzac e Suvla l'8 dicembre, l’operazione si concluse con successo nella notte fra il 19 e il 20 dicembre: furono tratti in salvo 83.048 soldati assieme a migliaia di cavalli e muli, 1.700 automezzi e alla quasi totalità dei cannoni pesanti; grazie all'accurata organizzazione e a una certa dose di fortuna le grandi perdite e il temuto disastro non si verificarono. Il 27 dicembre il governo britannico decise di evacuare anche Capo Helles, eliminando così qualsiasi presenza delle forze dell'Intesa nella penisola di Gallipoli e ancora una volta, mediante una buona preparazione e grazie all'inattività turca, l'evacuazione avvenne brillantemente concludendosi nella notte tra l'8 e il 9 gennaio 1916.


Una nota di curiosità va sottolineata per questa brillante operazione: Il fucile "Drip" o "pop-off". Fu un espediente utilizzato dalle truppe ANZAC per ingannare i turchi durante l'evacuazione. In pratica era un elementare sistema che consentiva alle armi lasciate abbandonate nelle trincee di sparare un colpo automaticamente di tanto in tanto per convincere i turchi che le trincee erano ancora occupate e ben difese. Furono realizzati con diversi sistemi. Il più semplice costituito da due fusti di cherosene, uno superiore pieno d'acqua e uno inferiore vuoto legato con uno spago al grilletto di un fucile carico. Prima di abbandonare la trincea veniva praticato un piccolo foro nel fusto contenente acqua in modo che lentamente si svuotasse andando a riempire il fusto inferiore collegato al grilletto. Quando il fusto inferiore raggiungeva il peso necessario per far scattare il grilletto avveinva lo sparo ma le truppe erano ormai lontane. Ne esiste una verisione a sabbia e anche una con candela che bruciava lentamente la cordiccella. Il sistema fu inventato dal giovane caporale Lance Scurry del 7th Battalion - AIF, studente di architettura. Il caporale Scurry per il ruolo svolto nel rendere l'evacuazione un successo fu menzionato nei dispacci, ricevette la "Distinguished Conduct Medal" e fu promosso sergente. I Generali stimarono che almeno la metà delle forze ANZAC sarebbero andate perse durante la ritirata, grazie al fucile "a goccia" invece furono evacuati 80.000 uomini con solo mezza dozzina di vittime. Il Caporale Scurry in seguito fu trasferito sul fronte occidentale dove ottenne il grado di Maggiore. Gravemente ferito mentre esaminava un ordigno inesploso venne congedato con valore. Morì nel suo letto nel 1963. In Australia, Bill Scurry sarà sempre ricordato come l'uomo che concepì l'idea che salvò gli uomini in ritira da Gallipoli. (Australia War Memorial e contributo Andrea Grazioli)

il fucile "Drip"
 

Soldati turchi fatti prigionieri

 

Così nel gennaio del 1916 si concluse la battaglia per il controllo dello stretto dei Dardanelli. Ormai Verdun era alle porte…


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