L’inizio delle ostilità in Corea - iniziate con l’invasione nord coreana il 25 giugno 1950 - fu un evento tanto imprevisto quando drammatico per le truppe americane dislocate nella penisola. Nel 1950 le forze armate USA in Corea (la Task Force Smith), e più in generale tutte le forze armate USA, a soli cinque anni dalla fine della seconda guerra mondiale, si trovano in una situazione di totale impreparazione militare e scarsissimo equipaggiamento. E i primi mesi di guerra in Corea lo dimostrarono sui campi di battaglia.
Schieramenti delle forze un campo il 25 giugno 1950.
Esercito nord coreano
Uomini: circa 135.000
Carri armati: 280 T34-85
Pezzi di artiglieria: 1.600
Aerei: 200
Esercito sud coreano
Uomini: circa 95.000
Carri armati: Nessuno
Pezzi di artiglieria: qualche centinaio con calibro massimo 105 mm
Aerei: Nessuno
Task Force Smith
Uomini: circa 2.000
Carri armati: Nessuno
Pezzi di artiglieria: qualche decina da 75 mm e alcuni da 105 mm
Aerei: circa 300 in Giappone
La disorganizzazione del contingente americano, presente in Corea, fu amplificata dalla mancanza di copertura aerea e navale, essenziale per dare supporto alle scarse truppe (circa duemila di uomini non tutti operativi) dislocate sotto il trentottesimo parallelo. Per le truppe nord coreane ben equipaggiate e soprattutto molto motivate fu facile travolgere la linea difensiva delle truppe americane e sud coreane (che per tutta la durata della guerra si dimostrarono inefficienti e di scarso apporto).
Le truppe USA si trovarono a contrastare l’avanzata delle truppe corazzate nord coreane, dotate degli ancora molto validi T34 sovietici, con pochi e inefficienti bazooka da 2,36 pollici (che già durante la seconda guerra mondiale di erano dimostrati del tutto inefficaci contro i carri tedeschi) e pochi pezzi di artiglieria da 105 mm. L’inevitabile risultato fu che in pochi giorni la linea del fronte fu travolta e la capitale della Corea del Sud, Seul, fu occupata dalle forze nord coreane già il 29 giugno.
L’inadeguatezza dell’addestramento delle truppe americane si palesò, pienamente, durante i primi scontri armati e soprattutto durante la rapida ritirata dei primi giorni di guerra: disordine tra i reparti, abbandono di armi – anche personali - e materiale bellico in grande quantità, in pratica una vera propria rotta della task force presente in Corea. Questo era il risultato di un addestramento scarso e inefficiente a soli 5 anni dalla vittoria nella seconda guerra mondiale. Questo fu un vero e proprio shock per gli alti comandi americani.
Il 27 giugno, il consiglio di sicurezza dell’ONU autorizza l’invio di truppe per contrastare l’invasione della Corea del Sud.
Il 30 giugno il presidente Truman autorizzava le prime incursioni aeree in Corea del Nord e decideva di attuare un blocco navale della Corea del Nord, cosa resasi impossibile a causa della scarsezza delle unità navali USA presenti nell’area…
Il saliente di Pusan
Il quartier generale USA in Giappone, sotto il commando del generare McArthur, iniziò dalla fine di giugno ad inviare materiale bellico in sostegno delle truppe in Corea, in attesa dell’arrivo di truppe americane e di altre nazioni (soprattutto del Commonwealth) sotto la bandiera ONU molto meglio equipaggiate.
Sui campi di battaglia, intanto, le cose non andavano affatto bene: le truppe sud coreane e USA (nel frattempo dal Giappone era arrivata la 24° divisione con qualche carro armato M24) erano costrette a ritirarsi dopo diverse battaglie, sempre più cruenti, che venivano perse con sempre maggiori perdite. Il mese di luglio fu costellato di sconfitte e ritirate, sempre più precipitose, verso sud: Osan, Pyontaek e Ansong sono tutte battaglie perse che videro le truppe americane, prese dal panico, ritirarsi in modo confuso e disorganizzato. In queste prime settimane di combattimenti, l’avanzata nord coreana fu rallentata più dalla scarsa comunicazione tra i reparti, dalla mancanza di una buona logistica e dalle colonne di profughi in fuga, più che la resistenza posta dalle truppe avversarie.
Una prima, seria, resistenza delle forze USA si verificò nella battaglia di Taejon il 19 luglio, quando le truppe americane dotate dei più efficaci bazooka da 3.5 pollici iniziarono ad infliggere maggiori danni alle truppe corazzate nord coreane. Stava iniziando una difesa più organizzata e decisa da parte degli americani.
Tra il 19 e il 22 luglio truppe fresche stavano arrivando, in buon numero e meglio equipaggiate, dal Giappone. Dalla battaglia di Yechon del 20 luglio fino alla fine del mese si alternarono battaglie ben combattute, a scontri in cui molti reparti americani si diedero a fughe drammatiche davanti ai reparti nord coreani; la cui tattica consisteva in semplici assalti all’arma bianca alla maniera delle “orde barbariche”. Questa tattica, da un lato incuteva terrore agli avversari, dall’altro aveva un costo in vite umane spaventoso: furono decine e decine di migliaia di nord coreani a morire in queste prime settimane di guerra. Successivamente emerse che furono quasi 60.000 i soldati nord coreani morti in queste prime settimane di combattimenti.
Il 1° agosto 1950, dopo 5 settimane di rovinose ritirate, il fronte si stabilizzò lungo il fiume Naktong, a soli trenta km dalla città portuale di Pusan, nell’estremo sud della penisola. Se il saliente di Pusan non avesse resistito le truppe americane avrebbero dovuto abbandonare la penisola di Corea con conseguenze drammatiche.
La battaglia per il perimetro di Pusan, durò dal 4 agosto al 18 settembre 1950. Vide il susseguirsi di continue ondate di assalti nord coreani alle difese ben organizzate delle truppe ONU: oltre ai sud coreani e americani (ormai quasi 50.000 soldati) si erano aggiunte truppe inglesi e del Commonwealth che disponevano di quasi 140.000 effettivi complessivi.
Le difese naturali sul fiume Naktong furono un fattore molto importante per rintuzzare i tentativi di sfondamento delle truppe di fanteria, appoggiate dai tank T34, della Corea del Nord.
La battaglia di Pusan risultò decisiva per le sorti del conflitto. Il saliente ormai disponeva di un sufficiente numero di truppe, di un’artiglieria numerosa e di grosso calibro e di un’ottima copertura aerea. L’esercito nord coreano si dissanguò letteralmente per cercare lo sfondamento decisivo. Sei settimane di incessanti assalti portarono al massacro della quasi totalità della fanteria meglio addestrata nord coreana. In questa battaglia i nord coreani persero quasi 70.000 uomini e più 200 T34 (la quasi totalità dei carri a disposizione). Gli USA persero 5.000 soldati e 60 carri. I sud coreani oltre 40.000 uomini.
Tra il 17 agosto e il 24 si verificò uno dei pochi scontri cruenti tra carri armati dell’intera guerra: da un lato i T34-85 nord coreani e dall’altro gli M26 Pershing e M4 Sherman USA.
Con l’esaurirsi dell’offensiva su Pusan, si era aperta la possibilità del contrattacco delle truppe ONU per la riconquista del territorio sud coreano.
Lo sbarco a Inchon
Lo sbarco dei marines a Inchon (vedi foto 7), del 15 settembre 1950, è da annoverare come una delle manovre più rischiose a meglio riuscite della guerra moderna. Un vero capolavoro tattico nato dal genio del generale Douglas MacArthur in aperto contrasto con il parere di tutto il suo staff. Fu questo sbarco a ribaltare la situazione militare in Corea. Mentre il grosso delle truppe ONU era alle prese con l’ultima offensiva nord coreana nel saliente di Pusan. L’operazione anfibia orchestrata da MacArthur ,di fatto mise in crisi tutto il fronte, con il concreto rischio di tagliare le vie di rifornimento e quindi di accerchiare la quasi totalità delle armate nord coreane dislocate molto più a sud.
Per questa operazione anfibia furono utilizzati 40.000 soldati che sbarcarono in modo impeccabile e ben orchestrato. Da questo momento l’onore, e l’efficacia, dei reparti americani fu ristabilito e non più messo in discussione anche quando dovettero ritirarsi, nel corso dell’inverno, dal confine cinese. Questa ritirata fu ben gestita e non si trasformò mai in una rotta come nelle prime settimane di guerra.
Seul fu riconquistata due giorni dopo lo sbarco. Ora le truppe nord coreane si trovarono, per la prima volta dallo scoppio della guerra, in una situazione critica: c’era il rischio concreto che gli oltre 70.000 uomini ancora impegnati nei combattimenti nel perimetro di Pusan rimanessero tagliati fuori dal resto dell’esercito. Iniziò così una difficilissima e sanguinosa ritirata verso nord. I nord corani vennero subito incalzati dalle truppe ONU del generale Walker da sud, e pesantemente bombardati dall’aviazione. La situazione si era completamente ribaltata ed erano ora i nord coreani che fuggivano confusamente lasciando enormi quantità di materiale bellico.
Il giorno 26 settembre, presso la città di Osan, i marines provenienti da Inchon si congiunsero con le truppe ONU provenienti da sud lanciate all’inseguimento dei nord coreani. Entro la fine del mese di settembre 1950 i nord coreani erano respinti oltre il 38° parallelo. La Corea del Sud era nuovamente libera.
MacArthur decide di attraversare il 38° parallelo
La decisione di MacArthur di attraversare il 38° parallelo, e quindi di iniziare l’invasione della Corea del Nord, fu gravida di conseguenze. Dal punto di vista politico, fu subito attaccata da URSS e Cina in quanto il mandato ONU di intervento militare non prevedeva l’invasione della Corea del Nord. Inoltre, anche altri componenti della coalizione internazionale, ad iniziare dagli inglesi, si dimostrarono dubbiosi a questa iniziativa (anche se poi diedero il loro assenso). C’era la paura che l’URSS o la Cina potessero intervenire massicciamente nel conflitto (fino a quel momento si erano limitati a grandi forniture di armi di tutti i generi). Anche all’interno dell’amministrazione Truman in molti vedevano questa azione militare come una reale possibilità di una escalation militare che coinvolgesse le altre forze comuniste confinanti. Dal punto di vista militare, MacArthur, andando oltre il proprio mandato di responsabile militare della coalizione, decise di proseguire nell’offensiva e di incalzare le truppe nord coreane in piena ritirata. Ormai MacArthur dirigeva le operazioni militari senza consultarsi con la Casa Bianca, questa condotta provocò la prima grande crepa che lo portò in piena rottura con il presidente Truman e alla successiva sua destituzione nell’aprile dell’anno successivo.
Da ottobre 1950 la guerra si era spostata in Corea del Nord. Il piano militare di MacArthur era semplice quanto azzardato: annientare l’esercito di Kim Il Sung e conquistare tutta la penisola coreana per porla sotto il controllo americano.
Tutto il mese di ottobre vide il fronte muoversi verso nord, la capitale Pyongyang fu conquistata il 19 ottobre. Verso la fine del mese le truppe ONU si trovavano in due punti (Chosin e Pujon) a ridosso del fiume Yalu che era il confine naturale tra Nord Corea e Cina.
Mao a questo punto decise di inviare i primi contingenti di “volontari” in sostegno delle truppe nord coreane. Verso la fine di ottobre ci furono i primi scontri tra le truppe della coalizione ONU con le truppe cinesi.
L’intervento cinese nel conflitto
L’ingresso, nel conflitto, delle truppe cinesi fu un evento decisivo per le sorti del conflitto. A partire dal mese di novembre 1950 numerose divisioni cinesi presero parte ai combattimenti (si stima che complessivamente furono 2.000.000 i soldati cinesi o “volontari” come li descrisse Mao, a combattere in Corea).
Mentre l’URSS scese in campo fornendo centinai di aerei e piloti sotto le insegne nord coreane.
A partire dal 8 novembre 1950, i cinesi iniziarono ad attaccare massicciamente la linea del fronte vicino al confine tenuto dai sud coreani. Secondo stime della CIA erano già presenti circa 40.000 cinesi con altri 700.000 dietro il fiume Yalu in attesa di prendere parte ai combattimenti. Il fronte si ruppe pochi giorni dopo. Ormai i cinesi erano pienamente coinvolti nei combattimenti. Le truppe ONU contrattaccarono in varie parti del fronte e a fine novembre erano nuovamente a ridosso del fiume Yalu. Da questo momento le numerosissime truppe cinesi contrattaccarono in modo decisivo e costrinsero le forze ONU ad iniziare una ritirata imponente anche se non disastrosa. Per le truppe americane, questa ritirata, costituì la più lunga ritirata della loro storia militare (o come disse un ufficiale “la più grande avanzata in senso contrario”!!). Il 5 dicembre i cinesi occuparono Pyongyang mentre numerose truppe americane venivano portate in salvo con un’operazione navale nell’’est della Corea del Nord. Il 25 dicembre 1950 i cinesi attraversavano il 38° parallelo.
Ai primi di gennaio 1951 i cinesi occupavano Seul. La loro avanzata sembrava inarrestabile. Le truppe della coalizione non sembravano in grado di reggere l’urto della poderosa massa dei soldati cinesi, nonostante avessero una costante superiorità aerea. Solo verso la fine di gennaio le truppe USA riuscirono a imbastire una linea difensiva e provare qualche contrattacco.
La linea del fronte si stabilizza attorno al 38° parallelo.
L’11 aprile 1951, Truman decise di destituire il generale MacArthur sempre più ingestibile e riottoso agli ordini del presidente. Tra le altre cose, chiedeva sempre con maggior insistenza di poter utilizzare delle bombe atomiche anche in Manchuria. Fu sostituito dal generale Ridgway.
Intanto il fronte si era stabilizzato ad un centinaio di chilometri a sud di Seul. L’immane massa dei soldati cinesi era stata fermata. Nei mesi successivi si assistette a numerose offensive cinesi e controffensive delle truppe ONU. Il numero dei morti, dispersi e feriti aumentava enormemente in ambo i lati del fronte (raggiungendo numeri spaventosi tra le truppe cinesi continuamente bersagliate dall’artiglieri e dagli aerei USA).
Tra fine maggio e giugno 1951, una serie di offensive americane portarono il fronte a ridosso del 38° parallelo. Di fatto si era ritornati alle posizione di partenza. Nessuno sembrava in grado di avere la meglio sul campo di battaglia. La situazione era molto simile alla guerra di trincea della prima guerra mondiale. Il 10 luglio 1951 iniziarono dei negoziati per il cessate il fuoco.
Da questo momento in avanti la guerra proseguì per altri due, sanguinosissimi, anni senza che ci furono cambiamenti sostanziali sulla linea del fronte. Due anni di terribili sofferenze per gli uomini al fronte in attesa che la diplomazia mettesse a tacere le armi.
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