Fin dagli albori della progettazione delle armi da fuoco, alcune idee hanno riscontrato più successo rispetto ad altre, diventando così la norma di funzionamento e la base per futuri progetti.
Con questo articolo si vuole dare spazio ad un sistema di riarmo abbastanza sconosciuto ma che, secondo l’ideatore, avrebbe potuto essere utilizzato con pistole sia in calibri militari che civili:
parliamo del cosiddetto “BLOW-FORWARD” o massa battente inversa.
Questo particolare sistema, venne ideato e messo in pratica per la prima volta nel 1894 dall’inventore austriaco Ferdinand Ritter von Mannlicher (famoso per l’omonimo sistema di caricamento a pacchetto), permise la realizzazione di una pistola semiautomatica sufficientemente affidabile, un concetto, questo, avveniristico per l’epoca se pensiamo che la prima pistola di questo tipo venne realizzata solo 3 anni prima da Karl Salvator e Georg Dormus.
Il sistema ideato da Mannlicher permette un funzionamento mediante la sola inerzia della canna e di una molla avvolta intorno ad essa che, spingendo verso la culatta fissa, permette il mantenimento di una chiusura labile, la conseguente espulsione del bossolo con cameramento della successiva cartuccia. Il sistema non riarma automaticamente il cane che, invece, deve essere azionato manualmente in singola o doppia azione; i colpi vengono inseriti dall’alto tramite una lastrina “stripper clip” tipo Mauser in un serbatoio fisso dalla capacità di 5 cartucce.
Altra sua caratteristica interessante è che, dopo lo sparo, la canna resta bloccata in avanti fino a quando non si rilascia il grilletto rallentando così il rateo di fuoco.
Come si può notare, questo sistema funziona in modo inverso rispetto a come siamo abituati a pensare una pistola semiautomatica, nella quale il carrello retrocede per continuare il ciclo di funzionamento; questa scelta da parte di Mannlicher non può essere biasimata in quanto la pistola da lui progettata, come già detto in precedenza, è stata una delle prime del suo genere e le sorti di questo “funzionamento automatico” erano incerte.
LA MANNLICHER 1894
La Mannlicher 1894 venne testata da diversi paesi europei tra i quali la Svizzera e l’Austria che però non la adottarono perché troppo fragile e camerata per cartucce troppo deboli, era infatti disponibile in solo due calibri 7,6x24r (112 gr 240m/s) e 6,5x23r (79 gr 240 m/s).
E’ significativo il risultato di alcuni test che l’arsenale di Springfield condusse nel 1900 che si riporta:
“While this pistol is very simple in construction the operation of loading is very tedious and slow, and would be almost impossible for a man to load it while on horseback. The muscular exerts practically the same as for an ordinary double-action revolver, while the rate of fire is much slower”
“anche se la pistola presenta una costruzione semplice la procedura di caricamento è molto lenta e tediosa e risulterebbe praticamente impossibile per un uomo a cavallo. Lo sforzo fisico richiesto è praticamente lo stesso di una rivoltella a doppia azione mentre il rateo di fuoco è di molto inferiore”
La Mannlicher 1894 non venne considerata valida e la produzione, portata avanti prima presso la Steyr e poi presso la Sig, non superò i 200 pezzi, ciononostante divenne la base di sviluppo per l’intera famiglia di pistole Mannlicher che invece ebbero più successo e diffusione durante i primi anni del ‘900.
Il sistema a massa battente inversa non venne abbandonato, infatti ebbe una nuova primavera nel primo decennio del ‘900, quando altri progettisti tentarono la strada percorsa da Mannlicher: nacquero così la Schwarzlose 1908 e la Hino-Komuro 1908.
Andreas Wilhelm Schwarzlose, inventore prussiano più noto per la sua mitragliatrice mod. 1907 adottata dall’esercito austro ungarico, fu un pioniere nello sviluppo delle prime pistole semiautomatiche, depositando un brevetto nel 1893 che però non venne preso in considerazione per un’adozione militare su grande scala.
LA SCHWARZLOSE 1908
Nel 1908 progettò una pistola semiautomatica con l’intento di renderla disponibile all’acquisto da parte dei singoli ufficiali, commercializzandola direttamente in Europa, mentre grazie ad un accordo con la Warner Arms Company venne venduta negli USA.
La pistola 1908 funziona con il medesimo sistema della 1894, nella quale la canna viene spinta in avanti sia dalla pressione dei gas che dall’attrito della palla che si muove all’interno di essa e permette il funzionamento semiautomatico. Nell’impugnatura risiede il caricatore da 6 colpi calibro 32 acp ed è localizzata anche la molla piatta che permette al cane interno di funzionare.
La pistola non impressionò il pubblico per diverse ragioni: il sistema a massa battente inversa provoca sensazioni di rinculo per niente piacevoli, il caricamento dell’arma non è affatto sicuro per l’utilizzatore, infatti per camerare il primo colpo, il palmo della mano resta pericolosamente vicino alla volata, in quanto tutta la canna deve essere spinta in avanti, o fatto ancora più pericoloso: tirata verso di se!!. Un’altra caratteristica abbastanza insolita, anche per l’epoca, è che non presenta alcuna sicura manuale se non per una sicura all’impugnatura (che può essere anche disabilitata).
Purtroppo per Schwarzlose il suo progetto non ebbe successo, la produzione durò solo per 3 anni, dal 1908 al 1911 e non convinse il mercato civile a causa dei problemi ergonomici; ciononostante venne comunque comprata da diversi ufficiali tedeschi durante la Grande Guerra e quasi sicuramente venne utilizzata anche durante il secondo conflitto mondiale.
LA HINO-KOMURO 1908
L’ultimo progettista ad essere qui trattato è Kumazo Hino, inventore giapponese che fin da giovane si appassionò alla progettazione di armi da fuoco e che nel 1903 progettò una pistola semiautomatica per il mercato civile. La produzione iniziò nel 1908 grazie alle sovvenzioni da parte dall’industriale Tomijiro Komuro ma durò solamente fino al 1912 a causa delle mancate vendite.
Il meccanismo di funzionamento della cosiddetta Hino-Komuro 1908 è piuttosto complesso rispetto alle altre due armi trattate precedentemente. In questo modello il percussore di sparo è fisso e posizionato a vite sulla culatta fissa, per procedere al caricamento la canna deve essere tirata in avanti manualmente (non è presente alcuna zigrinatura o manetta d’armamento) e viene bloccata dal dente di scatto; con la pressione del grilletto tutta la canna viene rilasciata retrocedendo e inserendo una cartuccia in camera, la quale colpisce con l’innesco il percussore e viene detonata. Il caricatore, molto simile esteticamente a quello della famiglia Nambu, contiene dagli 8 ai 15 colpi per via delle varianti prodotte in .32 acp, .25 acp e 5 mm clement.
Esistono alcuni esemplari di Hino Komuro camerati per l’8 mm Nambu (si pensa per una possibile serie di test militari), ma il calibro sembra troppo potente per questo tipo di chiusura. C’è da aggiungere che contrariamente alla Schwarzlose 1908, che ha le dimensioni quasi di una pistola da taschino, la pistola nipponica è eccessivamente sproporzionata e ciò non la rende un’arma corta adatta neanche per il mercato civile dell’epoca. In conclusione, solo 1200 esemplari vennero prodotti e l’idea della massa battente inversa cadde nell’oblio.
CONCLUSIONI:
Come ben evidenziato dai tre progetti illustrati in questo articolo, a causa dello scarso utilizzo e il fallimento degli stessi, il sistema blow-forward non si presta né all’impiego in ambito militare, a causa dell’impossibilità di utilizzare cartucce “full power”, né a quello civile in quanto molto complicato e per niente intuitivo.
Queste considerazioni oggi ci possono sembrare ovvie, ma non lo erano affatto nel periodo storico in cui venne utilizzato il sistema per la prima volta. Ed è anche grazie a questi risultati fallimentari che il successivo impiego militare di armi, corte semiautomatiche di successo, poté svilupparsi concretamente per il contributo di progettisti coraggiosi ed audaci.
“ il fallimento è una possibilità di ricominciare in maniera più intelligente “
(Henry Ford)
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